L'arco è stato una delle più importanti tappe del progresso umano.
Anche se gli storici continuano a discutere sull'esatta data di nascita, si può ragionevolmente considerarlo un'arma già affermata nel paleolitico superiore.
Ne sono testimonianza la presenza in forma perfezionata fra le antiche pitture rupestri di Altamira, dove ne è raffigurato un tipo "lungo" e "ricurvo" e le frecce appaiono già dotate di impennaggio, a testimonianza della profonda conoscenza che già i nostri antenati avevano dello strumento.
La scoperta dell’arco segnò una tappa fondamentale nel processo evolutivo dell’uomo; il sistema di caccia ebbe un nuovo impulso. Con l’uso di questa nuova arma propulsiva la caccia di gruppo diede risultati validissimi.
L'Arco Semplice
L’arco semplice variava nei suoi particolari a seconda delle regioni in cui era in uso. Tra gli archi lunghi possiamo citare diverse tipologie partendo da quella più nota ed affascinante del long bow, ovvero dell’arco lungo anglosassone, solitamente costruito in legno di tasso, ma anche in olmo, frassino o rovere.
Questa tipologia di arco era costituita da un’unica verga, o da due più corte unite al centro con un incastro sul quale si ricavava l’impugnatura, e presentava un disegno (sezione) a D. Nella versione più nobile e raffinata i puntali, chiamati anche bischeri (tips in inglese), erano in corno con una scanalatura per l’aggancio della corda fissata nel bischero inferiore con il classico nodo dell’arciere e con un occhiello (loop) nel puntale superiore, generalmente più lungo.
La lunghezza di un long bow variava dai 170 centimetri fino ad arrivare a superare di poco i 200 centimetri; i libbraggi erano elevati (dalle 80 alle 150 libbre) in quanto erano utilizzati come archi da guerra e una freccia doveva essere in grado di trapassare anche le corazze più spesse.
Meno conosciuto ma senza dubbio più diffuso dell’arco anglosassone era l’arco diritto francese o arco semipiatto europeo.
La sezione o disegno dell’arco era tipicamente ad ellisse o ad oliva schiacciata ed aveva una lunghezza leggermente inferiore a quelle di un long bow.
Anche l’arco diritto veniva costruito con vari legni come il maggiociondolo o il citiso, il corniolo, il carpino, l’alloro o il sambuco.
Continuando a citare archi lunghi capaci di sfruttare al meglio le proprie qualità elastiche, sicuramente non possiamo tralasciare l’arco giapponese Yumi che si e’ evoluto in Giappone nel basso medioevo.
Si tratta di un arco da guerra unico nel suo genere, costruito in bambù e in gelso.
I Samurai, "maestri della guerra" utilizzavano quest’arma asimmetrica spesso lunga fino a 2 metri e 30 centimetri, sia a piedi che a cavallo, con una tecnica particolare, molto simile alla presa mongola, con un allungo molto accentuato e cioè fino oltre l’orecchio e la mano della corda coperta da un guanto semirigido.
L'Arco Composito
Per sopperire alla mancanza di materie prime quali certi tipi di legni, l’uomo si ingegnò a costruire, nelle più svariate ed insolite forme, la più temibile e perfetta arma: l’arco composito.
Sperimentò e capì quali materiali naturali usare, da quelli che lavoravano meglio in compressione perché sottoposti a grandi stress ad altri da applicare sul dorso, dove lo stiramento e l’allungamento durante la trazione sono notevoli.
Dovette poi affrontare il problema di come incollare al meglio questi "corpi" su una struttura minima in legno o canna utilizzando colle animali, come quelle di coniglio o pesce, che permisero di unire "fette" di corno di bovino all’interno e tendine animale sul lato opposto.
Questa tipologia di arco divenne per Egizi, Cinesi, Persiani, Sciiti, Magiari, Unni, Mongoli, Tartari, Turchi ed Ottomani l’arma principale di sopravvivenza sia per la caccia che per la guerra.
Abili maestri arcai costruirono questi archi compositi dalle forme estreme: un esempio eclatante è quello egiziano (ben 21 archi furono ritrovati nella tomba del Faraone della XVIII dinastia Tut-Ank-Amon) che da scarico assumeva la forma a B rovesciata mentre armato appariva con flettenti diritti ed impugnatura angolare (un antico reflex deflex); un altro esempio è l’arco turco che scarico si presentava come una C, con puntali rigidi, non molto lunghi, ad eccezione che per gli archi mongoli, tartari e cinesi, che avevano la funzione di leva e rendevano l’arma estremamente veloce.
Gli arcieri utilizzavano per tendere la corda un anello, generalmente in corno (oppure in osso, metallo o pietra) infilato nel pollice, e l’apertura poteva essere al petto, alla spalla, oppure oltre l’orecchio; la freccia era posizionata all’interno dell’arco ed appoggiata e sorretta dal pollice.
L’Arco Storico Oggi
Da alcuni anni la Fiarc ha elaborato un regolamento specifico per questa tipologia d’arco, esso prevede per la costruzione degli archi storici il solo utilizzo di materiali e collanti naturali, lo stesso regolamento prevede anche per la costruzione delle corde l’utilizzo di fibre naturali quali lino, canapa o seta.
Questa scelta ha creato un nuovo movimento di costruttori dediti alla riproduzione di archi utilizzati molti secoli or sono e grazie al loro lavoro e a tanti arcieri che li utilizzano, questi archi rivivono l’antico splendore sui nostri campi di gara.
Sempre più appassionati si avvicinano a questo tipo d’arco che nella sua semplicità è in grado di mettere in luce quelle doti proprie dell’arciere senza l’ausilio di nessun supporto di tipo tecnologico.