Un luogo della memoria in un contesto naturale di grande valore.
Il Parco Storico di Monte Sole, compreso tra le valli del Reno e del Setta, è soprattutto un racconto.
I rilievi, dai profili ora morbidi, ora quasi accidentati, hanno visto diverse civiltà avvicendarsi, e ne conservano importanti testimonianze.
Monte Sole è un luogo dove la storia ha lasciato segni profondi, e un silenzioso monito a non dimenticare.
Il Parco regionale storico di Monte Sole è stato istituito nel 1989 copre un’area di circa 6.300 ettari compresa nel territorio dei Comuni di Marzabotto, Monzuno e Grizzana Morandi.
Territorio che, durante la Seconda guerra mondiale, fu teatro del tremendo Eccidio di Monte Sole effettuato dai militari nazi-fascisti nel 1944. L'istituzione di questa area protetta, oltre che la tutela e valorizzazione del patrimonio ambientale, ha come scopo il mantenere vivo l'interesse e la memoria di questo cupo pezzo di storia italiana, delle vicende della Brigata Partigiana Stella Rossa, attraverso la diffusione di una cultura di pace rivolta soprattutto alle giovani generazioni.
Storia
Le prime testimonianze di insediamento o frequentazione dell’area risalgono al Neolitico (VIII millennio a.C.) e all’Eneolitico (età del rame, IV-III millennio a.C.).
L’impulso al popolamento della parte bassa delle valli del Reno e del Setta è con ogni probabilità ricollegabile alla sua vicinanza a due importanti vie di collegamento tra l’Emilia e la Toscana, frequentate sin dall’antichità.
All’inizio del secolo V a.C., nasce l’insediamento etrusco di Pian di Misano, che si estendeva fino alle porte dell’odierno abitato di Marzabotto, che era anche l’ultima area pianeggiante di una certa ampiezza prima dell’Appennino.
Questo insediamento era situato in una posizione strategica adatta allo sviluppo dei commerci etruschi, tra il centro Italia, l’Europa continentale, la Pianura Padana e il porto adriatico di Spina, dal quale salpavano le navi etrusche dirette ai mercati greci. Inoltre questo centro etrusco fu un importante centro di lavorazione dei metalli e della ceramica.
Dal IV secolo sotto la spinta delle invasioni dei Galli, l'insediamento etrusco e tutta la valle del Reno iniziò a decadere e a perdere importanza.
Tale abbandono continuò anche in epoca romana, quando le principali vie del commercio si spostarono nelle valli più orientali. Il ripopolamento dell’area iniziò solo alla fine del I secolo a.C., quando nei pressi della confluenza tra Setta e Reno si registrò un forte incremento demografico legato alla costruzione dell’acquedotto.
Databile intorno al 15 a.C., l’acquedotto romano è tuttora in funzione, dopo il recupero ottocentesco, e continua a servire acqua a Bologna.
Successivamente, la zona conobbe povertà e pestilenze causate dalle guerre fra eserciti di passaggio che si contendevano il territorio, come la guerra che vide fronteggiarsi Goti e Bizantini, che ebbe pesanti conseguenze sull’assetto economico e sociale della zona.
Con l’avvento dei Franchi, infine, i territori furono ceduti da Carlo Magno al Papato.
Fauna
Il territorio del Parco, formato da un fitto mosaico di habitat costituisce l’ambiente ideale per una grande varietà di specie animali come, il Cervo, il Capriolo, il Daino (introdotto nell'ecosistema in epoca romana) e il Cinghiale (immesso recentemente nell'ecosistema per scopi venatori).
Nei boschi trovano rifugio anche il Moscardino, il Ghiro e lo Scoiattolo il quale gioca un ruolo importantissimo nella riforestazione del parco; grazie all'abitudine di seppellire i semi d’alberi, ne facilita la disseminazione.
Inoltre si possono contare oltre 60 specie di uccelli, fra le quali varie specie di rapaci diurni e notturni, come l’Albanella minore e il Falco pecchiaiolo. Vanno segnalati anche: l’Averla Piccola, il Luì Bianco, la Sterpazzola e la Sterpazzolina, il Picchio Verde, il Picchio Muratore e il Rampichino, il Martin pescatore, il Corriere Piccolo e il Succiacapre.
Flora
Nel Parco è presente un terzo della diversità floristica dell’Emilia-Romagna.
L'alta varietà di specie floristiche è dovuta alla natura geografica del parco, che è situato fra la zona climatica mediterranea, e quella continentale dell’Emilia centrale.
Esemplare è la compresenza del Leccio (stenomediterranea) e del Pino silvestre (eurasiatica).
Nei punti maggiormente elevati, invece, è possibile vedere il Faggio (Fagus sylvatica).
In generale i versanti settentrionali sono dominati dal Carpino Nero, mentre quelli meridionali dalla Roverella e dal Castagno,
Il parziale spopolamento umano dell'area ha dato avvio a un processo di riforestazione; a Monte Sole è infatti possibile vedere ancora oggi delle specie di piante, come il Fiordaliso (Centaurea cyanus) e la Speronella (Consolida spp) che altrove sono in via d'estinzione a causa dell’uso di diserbanti.