L'ARCO CELTICO

     In tutto il periodo che ha visto l'evolversi del conflitto celtico-romano prima in Francia con Alesia e poi nella nostra penisola, l'uso dell'arco era principalmente circoscritto ai fini venatori.
     I Romani, come i Greci, lo disdegnavano come arma da guerra considerando vile e poco coraggioso il "colpire a distanza".
Tuttavia, siccome: .. "in guerra la migliore delle arti è fare il danno del nemico e salvarte se stessi"  (Licurgo), anche i Romani e i Greci iniziarono ad arruolare arcieri mercenari sia Sarmati che Cretesi nel periodo che seguì la tremenda disfatta delle legioni di Crasso alla battaglia di Carre (52 a.C.) ad opera degli arcieri Parti.

     Ma non fu così per il mondo celtico, di stampo tribale non unitario, con struttura semi nomade e dedito alla pastorizia ed agricoltura. Spostandosi in base ai cambiamenti di clima e con il corso dei fiumi, non stupisce che la sacralità esoterica di questo popolo spirituale avesse nei boschi e nelle sacre selve il proprio luogo di culto, e la divinità principale del loro pantheon fosse una creatura boschiva con le corna di cervo nota come Cernunos...
     Il riferimento alla caccia nelle foreste è evidente; molti studiosi britannici fanno addirittura risalire le celebrazioni medievali legate al "Re di Maggio" e al mito di Robin Hood proprio ad anteriori celebrazioni popolari celtiche legate al culto di Cernunnos ed alla "rinascita" nel ciclo primaverile.

     Se per periodo celtico accettiamo quello fissato convenzionalmente come periodo di "Hallstaat" (800-500 a.C.) e di "La Tene" (400-250 a.C), i reperti archeologici più prossimi a quelle culture sono gli archi in legno rinvenuti melle torbiere di Holmegaard (Danimarca) in legno di olmo, databili all'età del bronzo antico e gli archi di Mehare Heath rinvenuti nell'Inghilterra del sud e dati al 2.600 a.C circa., lunghi 180- 190 cm e piatti.
     Anche l'arco di Oetzi, in legno di tasso e lungo cm. 183 a "D" può essere classificato come "proto celtico" risalendo al bronzo antico.
     Qui in Italia abbiamo gli archi rinvenuti a Fiavè e a Molina di Ledro, risalenti all'Età del Bronzo Medio, poi si "salta" direttamente agli archi Sassoni rinvenuti a Mydam Moore che risalgono invece al 300-400 d.C. e agli archi germanici rinvenuti a Oberflacht e Robenhausen, risalenti al 500 d.C. Tutti questi archi europei sono archi in legno di un solo pezzo, in genere tasso, olmo o corniolo; la loro lungheza varia dal metro e 45 al metro e novanta, sono del tipo semplice diritto e hanno la sezione dei flettenti sia piatta che semitonda o rotonda: in sostanza possono essere classificati dei "longbows" (se per arco corto intendiamo quello di 125 cm. rinvenuto sia in Francia che in Inghilterra e risalente all'epoca normanna del 1066).

     Pertanto, nonostante il "buco" di reperti che possa coprire l'epoca celtica vera e propria da noi presa in esame, l'abbondanza di questi da epoche "adiacenti" in ogni senso, fa supporre che gli archi celtici non fossero diversi da questi! Nel suo famoso resoconto militare "De Bello Gallico" Giulio Cesare ci narra di "arcieri numerosissimi nelle Gallie", ed elenca numerosi episodi dove i suoi soldati dovettero affrontare le prodezze di arcieri sia Elvezi che Celti.

Stefano Benini

Caccia con l'arco

Stefano Benini  

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